Violetta Silvera

Nasce a Milano il 7 gennaio 1924, da una famiglia originaria di Aleppo ed emigrata a Milano per lavoro.
A seguito dell’emanazione delle leggi razziali, Violetta, che nel 1938 frequenta le magistrali, è costretta ad abbandonare la scuola statale e ad iscriversi nella neonata scuola ebraica di Via Eupili. Insieme ad altre due compagne inizia a lavorare in una fabbrica, arruolata nel servizio civile. Scrive poesie, “poesie d’attesa”, come le definisce il suo professore di lettere.
Il 3 dicembre 1943 Violetta e i genitori vengono arrestati a Porto Ceresio, da poliziotti italiani, mentre cercano di scappare in Svizzera.
Le uniche informazioni che ci rimangono del periodo compreso tra l’arresto e la morte di Violetta provengono dalla testimonianza di Liliana Segre, che con lei condivide la carcerazione a Varese prima, e a San Vittore poi. Saranno insieme la mattina del 30 gennaio 1944, quando dal carcere di piazza Filangieri, più di 600 persone vengono prese, messe su furgoncini e alle prime luci dell’alba portate nel ventre della Stazione Centrale di Milano, per essere deportate ad Auschwitz. Saranno sullo stesso convoglio fino all’arrivo al campo di sterminio, sette giorni dopo. Qua, Violetta, abbracciata alla madre, viene immediatamente uccisa.