Il percorso di visita

PIANO TERRENO

1. Atrio

2. Accoglienza e informazioni

3. Monolite introduttivo

4. Osservatorio

5. Testimonianze

6. Destinazione ignota

7. Montavagoni

8. Muro dei nomi

9. Mostre Temporanee installazioni

10. Uscita e ingresso laboratorio della memoria

11. Atrio laboratorio della memoria

12. Biblioteca

13. Bookshop

14. Uffici

PIANO INTERRATO

15. Auditorium

16. Foyer

17. Biblioteca Sala lettura

18. Sala dei memoriali e area didattica

19. Archivisti

20. Patio

PIANO TERRA E RIALZATO 

Superato l’ingresso principale affacciato su piazza Edmond J. Safra 1, i visitatori accedono all’atrio, dominato da un lungo muro lacerato al centro, nel quale è incisa la grande scritta “Indifferenza 1 , quintessenza, secondo Liliana Segre, deportata da questi spazi, del motivo per il quale la Shoah è stata possibile. È un ammonimento iniziale che accompagna i visitatori durante l’intera visita al Memoriale. Una lunga rampa sospesa dal pavimento dell’atrio collega il piano di ingresso al livello rialzato avvolgendosi intorno al “Muro dell’Indifferenza” e facendo “scomparire” i visitatori all’interno dell’area. Al termine della rampa è posizionata l’area di accoglienza, con un desk informazioni e, sul retro, i servizi per i visitatori (guardaroba e servizi igienici). Raggiunta così la terza campata, ha effettivamente inizio il percorso dei visitatori all’interno del Memoriale.

Il primo allestimento permanente che si incontra – dove le guide fanno la loro prima sosta – è l’osservatorio dove si proietta un filmato dell’Istituto Luce 3  che, illustrando l’utilizzo originario dell’area e il funzionamento del montavagoni, permette di comprendere come quest’area nascosta al pubblico fu requisita dall’occupante nazista nel settembre 1943 e adibita fino alla liberazione, nel 1945, alla formazione dei treni speciali diretti ai campi di transito, di concentramento e di sterminio. Sotto la passerella si trova una simbolica “aiuola di pietre 3  che rimanda sia ai binari del treno, sia all’usanza ebraica di posare una pietra in memoria dei defunti. Nella seconda campata, alle spalle delle stanze delle testimonianze dove si proiettano le interviste videoregistrate dei sopravvissuti, sorge anche lo “spazio mostra” dedicato a Bernardo Caprotti.
La demolizione dei tramezzi non originali che separavano la terza campata dalla zona dei binari di manovra consente la vista della banchina delle deportazioni 2  o area dei binari.

Qui i visitatori si trovano di fronte a dei vagoni merci 4  originali, sui quali venivano caricati a forza i prigionieri, fra urla, grida e latrati dei cani. Su ciascun carro, normalmente adibito al trasporto di 8 cavalli, venivano ammassate circa 80 persone – donne, uomini, vecchi, bambini – che avrebbero viaggiato per giorni in condizioni disumane. I carri caricati di prigionieri e sprangati venivano posizionati su un carrello traslatore   5 , per finire su un ascensore montavagoni 5 . Sollevato dal ventre della stazione, ogni vagone usciva all’aria aperta, su un binario di manovra, posizionato tra i binari 18 e 19, appena al di fuori dell’enorme tettoia della stazione. Una volta formato, il convoglio partiva “per ignota destinazione”.

Oltre il vagone, in corrispondenza di un successivo binario, di fronte al montavagoni, è collocato il Muro dei Nomi 6 , ai piedi del quale si trovano le lapidi dei convogli 6 .
Al termine della banchina, dalla parte opposta del montavagoni, attraverso una rampa elicoidale si accede al cosiddetto Luogo di Riflessione 7 , spazio a sezione tronco-conica nel quale è possibile sostare, confrontarsi, pensare, pregare.
A questo livello il progetto prevede infine una biblioteca specializzata con una capacità di circa 45.000 volumi, uno spazio per mostre temporanee, un bookshop, oltre agli uffici della Fondazione e alle zone di servizio, con affaccio su piazza Safra: spazi inaugurati a giugno 2022 e attualmente pienamente in funzione.

PIANO INTERRATO 

A questo livello si trova l’auditorium (200 posti), punto di incontro e dibattito per le scolaresche, dedicato a conferenze, convegni e presentazioni di carattere storico, culturale e sociale. In futuro verrà realizzato anche l’archivio-libri della biblioteca soprastante, la cosiddetta “sala dei Memoriali”.

Indifferenza

Il Memoriale della Shoah sorge nella zona sottostante il piano dei binari della Stazione Centrale di Milano, dove furono caricati su carri bestiame i prigionieri in partenza dalle carceri di San Vittore.
Esso è dunque un luogo simbolo della deportazione degli ebrei e degli altri perseguitati verso i campi di concentramento e di sterminio. Ma anche luogo di memoria e di conoscenza; un centro polifunzionale dove ospitare incontri, dibattiti, mostre per ricordare le atrocità del passato e, soprattutto, dove creare occasioni di dialogo e di confronto fra le culture e per educare i giovani a superare le barriere linguistiche, culturali, sociali e perché la barbarie del XX secolo che vide nella Shoah il segno del massimo degrado dell’umanità, non possa ripetersi. Non solo, quindi, un luogo della memoria, come debito doveroso verso chi non è più tornato dai viaggi verso lo sterminio, ma un luogo vivo per chi avrà domani la responsabilità di migliorare la società e i rapporti umani.
Lo spazio del Memoriale è parte di un’estesa area di manovra realizzata in origine per i vagoni postali, che comprende 24 binari paralleli. Gli spazi interni si articolano su due livelli: piano terra e rialzato (circa 6.000 mq) e piano interrato (circa 1.000 mq). Da qui, fra il 1943 e il 1945 partirono 15 convogli RSHA: carri bestiame sui quali furono stipati migliaia di prigionieri, la maggior parte dei quali erano ebrei diretti alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau.