Lucas Possiede -"L'amore non ha colore"

Un progetto fotografico realizzato dal famoso ritrattista Lucas Possiede per l’Associazione Mamme per la Pelle, dal 6 Marzo al 7 Aprile al Memoriale della Shoah di Milano

Il bianco e nero come tecnica per dare ai sentimenti un valore universale, senza tempo. È questa la scelta di Lucas Possiede, famoso fotografo ritrattista, per “L’AMORE NON HA COLORE”, progetto per l’Associazione Mamme per la pelle, prodotto da Nobile Agency, esposto al Memoriale della Shoah di Milano dal 6 Marzo al 7 Aprile con la curatela di Maria Vittoria Baravelli.

In mostra, 45 scatti che ritraggono 36 famiglie multietniche in un intreccio di abbracci e sorrisi che dialogano con i visitatori restituendo loro un solo messaggio: l’amore non ha colore.

I protagonisti, di etnie diverse all’interno dello stesso nucleo familiare, sono coppie, fratelli, sorelle, padri, madri, genitori e figli. Immortalati su uno sfondo bianco, che si fa rarefatto, “sembrano fluttuare in uno spazio infinito” commenta la curatrice Maria Vittoria Baravelli.

Mamme per la pelle racconta la realtà. Non c’è la presunzione di educare a una cultura antirazzista, ma solo la consapevolezza di storie vere, dove la famiglia ha reso la diversità un valore. Ci siamo accolti, ci siamo riconosciuti e camminiamo insieme mano nella mano, dimostrando come si possano superare falsi preconcetti e pregiudizi sul colore della pelle” – afferma Gabriella Nobilefondatrice di Mamme per la pelle, Associazione di promozione sociale che dal 2018 sostiene le vittime di discriminazione razziale.

Ho accolto con entusiasmo questo progetto, perché mi sento molto vicino ai temi trattati dall’Associazione Mamme per la pelle” commenta Lucas Possiede. “Sono originario del Brasile e appena arrivato in Italia ho potuto constatare di persona quanto possa essere difficile integrarsi, per questo la lotta contro il razzismo e la discriminazione è una causa da sempre a me molto cara”.

L’allestimento presenta fotografie scattate in digitale con fotocamera Leica e stampate su banner in tessuto di diverse dimensioni, fino a 2 metri per 3. “Credo che le fotografie cerchino di raccontare quanto non sia importante indagare il tempo e lo spazio ma che l’unica vera urgenza sia quella di combattere l’indifferenza, i preconcetti, i luoghi comuni di ogni epoca e di ogni luogo” spiega Maria Vittoria Baravelli.

La mostra si conclude chiedendo al visitatore di rispondere alla domanda: “Quali sono le tue origini?”, partecipando così all’esposizione, nella costruzione della rete di contatti sono i rapporti interpersonali