OLTRE 300.000 STUDENTI IN VISITA AL MEMORIALE
A soli 10 anni dall’apertura e nonostante gli anni di ingressi limitati causa emergenza Covid, raggiunto un traguardo storico per la Fondazione. Le parole di Segre, Jarach, Santerini.
Quando nel 2013 il Memoriale ha aperto le proprie porte al pubblico milanese, è stato un azzardo da parte della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano: il progetto non era ancora completo, e i fondi disponibili erano assai limitati. La decisione quindi di aprire è stata una scommessa sul futuro, sulla capacità di completare il progetto Memoriale e sulla possibilità che un luogo di questo tipo potesse essere attrattivo per la città, che ne venisse riconosciuta la grande funzione educativa. Principalmente erano due gli obbiettivi da raggiungere: il primo senza dubbio era completare il Memoriale stesso, per cui sarebbero stati necessari più fondi, più investimenti di privati e enti pubblici che riconoscessero il valore del progetto. Al momento dell’apertura infatti erano presenti di fatto i vagoni e la scritta “Indifferenza” ad accogliere il pubblico. Il secondo obbiettivo era che quel luogo, allora così spoglio, e che si affidava al solo racconto delle guide per essere compreso, diventasse un polo didattico: la Fondazione si è posta quindi come obbiettivo poter servire 100.000 studenti e studentesse, avendo deciso che lo scopo principale del Memoriale dovesse essere quello di fungere da strumento per i giovani. All’epoca quel numero sembrava poco più di un sogno.
Oggi non solo entrambi gli obbiettivi sono stati raggiunti (il progetto architettonico dello Studio Morpurgo de Curtis nello specifico è stato portato a realizzazione nel 2022 con l’inaugurazione della Biblioteca), ma addirittura gli studenti in visita hanno superato di molto i 100.000: sono stati oltre 300.000 coloro che hanno partecipato a visite didattiche in questi anni, andando quindi al di là di ogni più rosea aspettativa.
“Quando nel 2013 abbiamo inaugurato il Memoriale sapevamo di essere ancora nella fase cantiere, e abbiamo inaugurato ponendoci diversi obbiettivi: i più importanti il completamento del progetto e raggiungere 100.000 studenti.” commenta Roberto Jarach, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, “Oggi abbiamo superato i 300.000 studenti in visita. 300.000 persone che hanno avuto modo di conoscere, approfondire, farsi testimoni di questa storia. A renderci ancora più ottimisti non è solo la soddisfazione in sè, ma il fatto che negli ultimi due anni scolastici ci siamo consolidati su oltre 60.000 studenti in visita per anno, e le proiezioni per il 2024-2025 confermano questo numero, segnale di un corpo docenti che riconosce il valore educativo della visita al Memoriale. Negli ultimi anni abbiamo ampliato il nostro programma di proposte didattiche, e proseguiamo in questa direzione con determinazione.”
Anima del Memoriale, e tra le forze che hanno portato alla sua apertura, la Senatrice a vita Liliana Segre ha commentato così: “Che il Memoriale sia stato visitato da così tanti studenti è un’ottima notizia, ed è quello che speravamo fin dai primi incontri, quando abbiamo dovuto insistere che un luogo così fosse non solo utile, ma necessario; e non sempre è stato facile. La scritta “indifferenza” che ho fortemente voluto fosse all’ingresso viene così scalfita un po’ ogni giorno, ma non credo sarà mai “abbattuta” se a fare da contraltare rimangono forti ignoranza, odio, pregiudizio. Visitare i luoghi delle nostre città che sono testimonianza fisica dell’odio nazifascista e antisemita è un passo importantissimo – dobbiamo però poi proseguire in questo cammino, andando alla radice del linguaggio e pensiero d’odio.”. Liliana Segre, Testimone, è stata deportata proprio dal luogo in cui oggi sorge il Memoriale, a soli 13 anni.
Milena Santerini, Vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah, ha così commentato: “Il Memoriale in questi anni è divenuto non solo un luogo di Memoria storica ma sopratutto di confronto con le problematiche attuali. Attraverso le visite guidate, i laboratori, i convegni, le iniziative culturali, la formazione degli insegnanti e delle scuole vogliamo non solo capire i meccanismi di potere e di disumanizzazione che hanno prodotto la Shoah, ma contrastarli nei loro esiti contemporanei. Anche per questo abbiamo incrementato i moduli didattici da proporre alle scuole: c’è la visita guidata, che è il primo impatto con il luogo e la sua storia, ma ora gli studenti possono usufruire anche di laboratori in cui approfondire questi temi. Oltre ovviamente a Mem-Out, che ci permette di raggiungere chi per motivi economici o di praticità non può venire in visita, programma con il quale abbiamo già raggiunto oltre 5000 studenti direttamente nelle loro classi.”